la settimana santa

I PROSSIMI EVENTI A PIANO DI SORRENTO

IL TERREMOTO ED IL GIUSPATRONATO

In queste settimane si sta svolgendo la nostra lotta per rivendicare un nostro secolare diritto, quello dello giuspatronato che ci permettere di eleggere il nostro parroco e, cosa che spesso si dimentica, i componenti dell’amministrazione laica della parrocchia. Il diritto di giuspatronato si fonda sul presupposto che i fedeli contribuiscano economicamente alle necessità della parrocchia. Qualcuno ci ha fatto notare che al giorno d’oggi questo diritto potrebbe decadere proprio perchè i fedeli si disinteressano delle spese che la parrocchia sostiene. Questo puo’ essere vero per le spese “ordinarie”, cui provvede lo stato con l’8 per mille, ma quando si tratti di spese straordinarie ancora oggi i fedeli fanno la loro parte. Esempio recente sono le porte di bronzo finanziate dalle donazioni spontanee dei carottesi. Esempio ancora più eclatante si ebbe dopo il terremoto del 1980 che colpì pesantemente la Basilica. Trascorsi cinque anni dal sisma si ci accorse che i finanziamenti per i necessari lavori di restauro tardavano ad arrivare e ciò rendeva sempre più precaria la condizione della nostra Chiesa. Senza perdersi s’animo i componenti dell’allora amministrazione laica decisero di armarsi di buona volontà e girare casa per casa per chiedere ai carottesi di impegnarsi a versare con periodicità un obolo destinato ai lavori. Tra quelle persone c’era mio padre che finito il suo lavoro al comune, dopo aver pranzato, dedicava a questo scopo i suoi pomeriggi in compagnia di Di Otranto e di altri di cui non ricordo il nome.

Alle famiglie veniva consegnato un opuscolo che conteneva anche un modulo da riempire con il quale formalizzare il proprio impegno ottemperando ai doveri che il giuspatronato impone! Ricercando nelle mie scartoffie o ritrovato un esemplare di quell’opuscolo di cui vi faccio dono, spero gradito.

23 NOVEMBRE 1980 – PER NON DIMENTICARE

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Domani ricorre il 34° anniversario del terremoto dell’Irpinia. Purtroppo siamo sempre di meno a mantenere la promessa che allora facemmo ai nostri 1o concittadini vittime del sisma e che venne pubblicata sotto forma di poesia della prof.ssa Cecilia Coppola sulle pagine de “Il Carottese”

“NOI SUPERSTITI” (Cecilia Coppola)

Ve ne siete andati così, all’improvviso
tremore di una terra dissestata
nelle sue visceri di roccia tagliente
come denti di lupi voraci.
Siete anche voi pietre di quella
che fu la vostra dimora calda
di carezze di sposa,
di sudore di lavoro paterno,
di risa fresche d’innocenza.
Noi superstiti. ancora divorati
dal terrore e dal pianto,
dal dolore sigillato a stento,
dobbiamo cominciare a vivere,
nascituri su macerie fredde
nel loro profilo invernale.
Siamo noi che odoriamo
del domani e, quando innalzeremo
di nuovo le nostre mura,
appenderemo alle pareti la speranza,
come faro di luce nella notte,
e intaglieremo i vostri nomi
sui nudi muri per richiamarvi
in vita almeno nel ricordo sacro!

Certo loro non erano Achille Lauro, nè un bel quadro da restaurare, nè qualche reperto archeologico su cui intavolare conferenze, nè porte di bronzo di cui vantarci quindi perchè mai l’Amministrazione comunale, la Pro Loco, la Parrocchia dovrebbero prendersi la briga di organizzare un evento per loro, anche solo una Messa e dei fiori sulla lapide che li ricorda. Erano solo 10 concittadini, amici, coetanei che 34 anni fa ebbero la sventura di perire sotto le macerie. 10 di noi ed al cui posto poteva esserci chiunque di coloro che mi stanno leggendo. Noi fortunati superstiti prendemmo l’impegno di ricordarli, di non far cadere nell’oblio i loro nomi e le loro storie, ed invece abbiamo dimenticato accecati dalle lucine natalizie, dalle belle parole su templi e sirene, dagli ori e dagli intarsi.

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ULTIM’ORA (pubblicato alle ore 19,00 del 22/11/2014 su Facebook esattamente un’ora dopo la pubblicazione di questo post. Ovviamente sono sicuro che lo avevano deciso da tempo ed è tutta colpa mia che non ne ero a conoscenza…)

Domani mattina alle ore 10.00 in occasione della festa di Cristo Re ricorderemo nella preghiera i defunti del sisma del 1980, alla fine della celebrazione eucaristica andremo presso la lapide a via delle rose per onorare la loro memoria. Michele Gargiulo, priore dell'Arciconfraternita della Morte e Orazione.

CONCERTO PER PAGANINI – Basilica di San Michele Arcangelo

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50 ANNI DELLA CASA COMUNALE

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Oggi l’edificio che ospita il Comune di Piano di Sorrento compie 50 anni dalla sua inaugurazione. 50 anni in cui ha visto passare nelle sue stanze amministratori, funzionari, dipendenti ma soprattutto noi carottesi con le nostre storie liete e tristi, con le nostre istanze e le nostre necessità. Tra le sue mura custodisce la nostra memoria, la storia della nostra comunità e quella più personale di ognuno di noi. Grazie ai documenti conservati nei suoi archivi si puo’ cercare di ricostruire la storia dei nostri avi, si possono riannodare i fili che legano i figlio o i nipoti dei nostri emigranti alla terra natia. E tutto ciò grazie a chi negli anni scorsi ha prestato la sua opera al servizio di cittadini e del paese.

Io che tra quelle mura ho trascorso tanto tempo prima, da bambino e da ragazzo, quando passavo a salutare papà, poi come presidente della pro loco ed, infine, come dipendente, conservo nella memoria i volti ed i nomi di molti di coloro quelle stanze hanno popolato. Mi ricordo di “Bertucc” il capufficio per eccellenza dietro la sua grande scrivania in legno nel suo ufficio al primo piano (attuale ufficio tributi), scrivania che agli occhi di un bimbo sembrava più grande di quello che effettivamente era. Mi rivedo incantato dal frenetico movimento delle mani sulla macchina da scrivere di Nicolino, incuriosito dalle prime calcolatrici azionate da una leva che io facevo fatica ad abbassare e da un macchinario con un grande volante che serviva ad imprimere su delle lamine di ferro dei dati (credo si trattava di un primo tentativo di “meccanizzazione” degli uffici). Mi ricordo le attese al piano terra per le vaccinazioni, gli uffici del “Banco di Napoli”, il cancello che chiudeva il comune da tirare a mano fra mille cigolii, le bellissime fontane luminose che allietavano le serate in piazza. Purtroppo mi ricordo anche il giorno in cui mio padre venne chiamato d’urgenza in ufficio per la tragedia della “Marina d’Aequa” ed i tristi giorni del terremoto del 1980 in cui per tutti, dipendenti e politici, non c’era più orario di servizio o mansioni. Ognuno dava una mano come poteva 24 ore su ore 24 senza badare all’orario, ognuno si sentiva parte di una grande famiglia colpita al cuore. La mattina si badava ai propri uffici e poi si ci dedicava ai compiti che l’emergenza dettava, chi distribuiva i buoni pasto, chi si recava a “la Prora” (attuale centro anziani) per distribuire coperte e cartoni di latte, chi andava sotto il portone dei Sacramentini per distribuire il vestiario, chi si dedicava ai sopralluoghi per verificare la stabilità degli edifici e tutto ciò fino a notte fonda. Ecco forse di questi 50 anni quei giorni, tristi e drammatici, furono quelli che più hanno avvicinato il “palazzo” di Piazza Cota ai cittadini. Quindi tanti auguri al nostro palazzo per i suo 50 anni di “vita” con l’auspicio che sia sempre di più la casa di tutti i carottesi.

P.S.: per chi volesse aggiungere un proprio ricordo puo’ utilizzare il pulsante “commenti”.