la settimana santa

I PROSSIMI EVENTI A PIANO DI SORRENTO

ANCHE PIANO DI SORRENTO SI SCHIERA CONTRO I BOTTI DI FINE ANNO

Emanata oggi l'ordinanza con cui si vieta in tutto il territorio del Comune di Piano di Sorrento l'utilizzo di botti e petardi di qualsiasi tipo.Un'ordinanza che non è la fotocopia di quella di altri comuni limitrofi in quanto è molto più ristrittiva sia nella durata che è protratta sino al 6 gennaio compreso, sia nei luoghi in cui tale divieto è vigente. Un esempio di civiltà e di cultura che ci auguriamo venga seguito negli anni futuri anche da altri comuni.

DOMENICA 20 DICEMBRE A PIANO DI SORRENTO


La domenica nella Città di Piano di Sorrento è all'insegna dell'enogastronomia, della musica e dello shopping. È questa la scelta fatta dal Comune in collaborazione con Pro Loco, Ascom, Centro Commerciale Naturale e associazioni del territorio per il Christmas Time 2015, il cartellone degli eventi natalizi carottesi.
La mattina del 20 dicembre sarà dedicata alle bellezze storico-artistiche di Piano di Sorrento con la visita gratuita, guidata da Nino Aversa, con partenza alle 9.30 dalla Chiesa di Mortora ed il seguente itinerario: casale di Mortora, visita al Presepe, via Ponte di Mortora, Santa Teresa (istituto nautico), Corso italia, Centro storico. L'iniziativa si inserisce nell'ambito di “Piano Shopping Tour”, il programma di valorizzazione turistica e territoriale del CCN che unisce qualità, risparmio, gusto e relax sotto il motto “Scelgo le attività della mia città” e offrendo degustazioni gratuite nei negozi aderenti e un circuito di sconti da spendere durante l'intero mese di dicembre. Inoltre domenica sarà attivo anche il concorso “Gira la Ruota” indetto dai commercianti di Madonna di Rosella con cui, per ogni spesa minima di 10 euro, è possibile vincere da 1 a 20 cartoline per partecipare al concorso Ascom “Christmas Time 2015 - Vinci il tuo shopping di Natale”.
Dalle 17.00 alle 20.00 l'Associazione musicale Viviani arricchirà di note e melodie l'atmosfera natalizia del Corso Italia e delle piazze cittadine. Dopo l'entusiasta accoglienza dello scorso weekend, “Passeggiando per il Corso” - questo il nome dell'iniziativa - torna e dà appuntamento anche per il 23 e il 30 dicembre 2015 e, infine, per il 4 e 5 gennaio 2016.
Protagoniste assolute saranno poi le nuove generazioni. Dalle 17.00 in poi, infatti, in Piazza Cota si svolgeranno le premiazioni del concorso “Caccia alla capanna” che ha visto impegnati i bambini delle classi primarie dell'Istituto comprensivo statale di Piano di Sorrento con le proprie famiglie in una vera e propria gara finalizzata all'allestimento del presepe vivente più bello e maggiormente rispondente ai parametri indicati dall'organizzazione. Le tre capanne che hanno totalizzato più punti si aggiudicheranno tre buoni acquisto da 300, 200 e 100 euro da spendere in libreria. A seguire l'intero Istituto si esibirà, con la partecipazione dei genitori, in un Concerto di musiche natalizie, alla presenza dell'Assessore alla Pubblica Istruzione Rossella Russo e del Dirigente scolastico Maria Rosaria Sagliocco.
Infine presso l'Oratorio di San Nicola alle 19.30 si terrà il concerto natalizio “Magicamente Natale” con i Maestri Clementina De Simone, soprano, Ilaria Somma al pianoforte, Gaetano Pignataro alla tromba e Giovanni Fusco al clarinetto.

FRANCESCO CICCHELLA - Piazza Cota



Sabato 19 dicembre il pomeriggio sarà completamente dedicato alle famiglie e ai bambini. Dalle 17.00 alle 19.00, infatti, i piccoli potranno portare le proprie letterine a Babbo Natale nella casa allestita per l'occasione in Piazza Cota, insieme ai baby jump e alle postazioni per lo zucchero filato e i pop corn. Un vero e proprio mini villaggio, allestito dalla Maynard Animation, dove gli animatori specializzati e l'artista di strada “Scarabocchio” intratterranno i bambini con giochi ed effetti speciali. Mascotte dell'evento sarà Olaf, l'amatissimo pupazzo di neve parlante del cartone animato firmato dalla Disney, “Frozen”. L'evento si ripeterà il 23 dicembre, giorno in cui arriverà anche la slitta di Babbo Natale trainata da pony. 
Sempre sabato 19 dicembre, alle 20.00, Piazza Cota sarà nuovamente gremita per lo spettacolo di Francesco Cicchella, noto showman, imitatore e comico di punta delle trasmissioni RAI “Made in Sud” e “Tale e Quale Show”, insieme alla sua band. L'artista presenterà le sue performance più famose e riuscite, da imitazioni di noti volti dello spettacolo, presenti e passati, a caricature comiche ed esilaranti.

PIANO DI SORRENTO È TRA LE “CITIES FOR LIFE”, CITTÀ CONTRO LA PENA DI MORTE

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Il Comune di Piano di Sorrento celebra, per il terzo anno consecutivo, la “Giornata mondiale delle Città per la vita, Città contro la pena di morte”, impegno morale testimoniato simbolicamente lunedì 30 novembre con l'illuminazione straordinaria del Monumento ai Caduti posto in Piazza Cota.

L’iniziativa è volta a manifestare la comune volontà ad accelerare la definitiva scomparsa della pena capitale dal panorama giuridico e penale internazionale e rappresenta la più grande mobilitazione contemporanea planetaria per indicare una forma più civile di giustizia, capace di rinunciare definitivamente alla pena capitale. Promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, la rete di Municipalità “Cities for life” vede l'adesione della Città di Piano di Sorrento con la Delibera di Consiglio n°34 dei 27/11/2013 e di altre 2000 realtà, nel giorno in cui 229 anni fa, nel 1786, il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo firmò la prima abolizione della pena di morte in uno Stato europeo.

In 14 anni l'evento, finalizzato a porre al centro dell'attenzione pubblica una tematica attuale ed estremamente delicata, oltre che a «ribellarsi contro la globalizzazione dell’indifferenza» e ad «influenzare positivamente le politiche su scala globale», come recita il motto della campagna di sensibilizzazione, ha visto illuminarsi 63 monumenti in 92 Nazioni su 6 continenti promuovendo un totale di 5337 eventi sul territorio. «Nel 1786 l'impossibile è diventato possibile - si legge nel messaggio degli organizzatori - ma non lo è ancora per tutti. Un albero cresce, anche se non fa rumore. Così la nostra cultura si fa mentalità. E passa ogni anno dal tuo impegno e dalla tua città».

23 NOVEMBRE 1980 – LE VITTIME

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Matteo Conte, 33 anni di Sant'Agnello

Lucia Cappiello, 83 anni di Piano di Sorrento

Maria Carotenuto, 18 anni di Piano di Sorrento

Dora Carotenuto, 16 anni di Piano di Sorrento

Angela Carotenuto, 38 anni di Piano di Sorrento

Carolina Quinto, 78 anni di Piano di Sorrento

Andrea del Vecchio, 47 anni di Piazzola di Nola

Antonella Terranova, 39 anni di Piano di Sorrento

Maria Concetta Terranova, 42 anni di Piano di Sorrento

Antonino Martorelli, 12 anni di Piano di Sorrento

Siamo morti infarinati
come pagliacci di un circo equestre
in più soltanto un filo di sangue dalla bocca.
..........
E così siamo morti da emarginati
da antichi clandestini della storia.
(Domenico Rea)

23 NOVEMBRE – PER NON DIMENTICARE…

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23 NOVEMBRE – PER NON DIMENTICARE….

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ulivo

LUNEDI’ 23 NOVEMBRE 2015

ore 18,30 
Basilica di San Michele Arcangelo

CELEBRAZIONE EUCARISTICA
IN MEMORIA DELLE VITTIME
DEL TERREMOTO DEL 1980

ore 19,34
Via delle Rose

PREGHIERA E BENEDIZIONE
DELL’ULIVO DELLA PACE

ore 20,00
Centro Culturale Comunale

23 NOVEMBRE 1980
23 NOVEMBRE 2015

PER NON DIMENTICARE…..

 

UNA CHIESA IN ROVINA di Ciro Ferrigno

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La tremenda scossa di terremoto alle 19.35 del 23 novembre 1980 era stata un disastro.
Tra gli edifici seriamente danneggiati c’era la Basilica di San Michele. Già dall’esterno si notavano le grandi lesioni alla base del campanile, poi pietre e calcinacci dappertutto. Il timpano della facciata era crollato e tutte le pietre avevano danneggiato non poco la scala di accesso al tempio. Quando arrivai, il Parroco don Saverio Sessa era li, immobile e si guardava intorno… lo abbracciai, erano ormai più di otto anni che non frequentavo la Parrocchia, e dissi: “Parroco, non vi preoccupate… ricostruiremo tutto…” Il mio non era un plurale majestatis, ma la voce di un figlio del popolo che credeva di interpretare il pensiero di tutti. Il parroco si commosse.
A modo mio cercai di mantenere la promessa e, già nei primi mesi dell’81 con i giovani della mia Compagnia teatrale, cominciai a mettere su “Una chiesa in rovina”, un dramma sacro scritto dal grande Francesco Saverio Mollo, che avremmo realizzato con la collaborazione dell’Autore, della Corale Elpis e del Comune.
Fu in questa occasione che capitò un fatto curioso. Per la realizzazione del lavoro serviva una grande croce di legno, che avrebbe campeggiato sulla scena del Teatro Delle Rose nella parte finale del dramma. Mi rivolsi a Mastu Mario, un falegname di una certa età che aveva la bottega all’imbocco di Via Casa Lauro, a sinistra per chi viene da Piazza Cota; un gentiluomo di stampo antico, serio, solerte e timorato di Dio. Com’era ed è nel mio stile, chiesi la croce per un dato giorno, uno o due prima dell’effettiva realizzazione del lavoro teatrale, ma, per un motivo che non ricordo, quel giorno non l’andai a ritirare. Il buon Mastu Mario, non vedendomi arrivare, preoccupato del ritardo, si caricò del patibolo e cominciò a girare per tutto il paese chiedendo ogni tanto se qualcuno avesse per caso incontrato Ciro Ferrigno. Finalmente Mastu Mario incontrò la signora Tecla, le cui figlie erano impegnate nella rappresentazione de “La chiesa in rovina”, la quale gli chiese: “Masu Mario addò state jenno? Me parite Giesù Cristo!” Al che il mastro rispose: “Vaco truvanno a Ciro Ferrigno; Chillo ha dda fa’ ‘a recita int’’o tiatro e ‘nce serve chesta croce!” La signora gli spiegò che lo spettacolo si sarebbe svolto la sera del giorno successivo e che quindi poteva tornarsene sereno in bottega…
La rappresentazione andò bene; un folto pubblico seguì con attenzione lo svolgersi del breve ma significativo dramma, che si concluse con l’innalzamento di quella grande croce di legno, che simboleggiava la ricostruzione della chiesa, mentre la Corale Elpis, diretta dalla signorina Lina, eseguiva l’Inno a San Michele.
Con i soldi ricavati, furono rimesse a posto le scale di accesso alla Basilica.

Il racconto del lunedì di Ciro Ferrigno

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PREMIO PENISOLA SORRENTINA – ARTURO ESPOSITO – Teatro delle Rose

Sabato 24 ottobre 2015 – ore 20,00
Piano di Sorrento – Teatro delle Rose

XX PREMIO PENISOLA SORRENTINA
ARTURO ESPOSITO

Ingresso Libero

Premiati

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Mario Giordano

direttore TG4

Premio settore “giornalismo”

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Antonello Avallone

direttore del Teatro dell’Angelo di Roma

Premio settore “teatro”

zero Manuela Zero

Premio “Giovane attrice”
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Francesco Cicchella

protagonista di “Made in Sud” e “Tale e quale show”

Premio speciale

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Bianca Atzei

Premio “Cantante dell’anno”

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Roberto Cipresso

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Premio speciale

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LANDO BUZZANCA

Premio alla carriera

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PEPPE BARRA

Premio Master di drammaturgia e cinema
dell’Università di Napoli “Federico II”

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PIPPO BAUDO

Premio “Dino Verde”

COLORI E SAPORI D’AUTUNNO A LEGITTIMO

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A Piano di Sorrento un borgo in festa per restaurare un’antica chiesetta: “Colori e sapori d’autunno a Legittimo”
Si terrà nel prossimo weekend da venerdì 9 ottobre a domenica 11 ottobre 2015 la manifestazione “Colori e sapori d’autunno a Legittimo”, borgo di Piano di Sorrento.
Il Borgo di Legittimo e “gli Amici di Sant’Andrea”, nell’ambito della raccolta fondi per i lavori di ristrutturazione della Cappellina di Sant’Andrea in Legittimo hanno organizzato una tre giorni di eventi dal 9 all’11 ottobre 2015.
Questo il programma dell’evento benefico:
Venerdì 9 ottobre 2015:
Nei pressi di Villa Enrichetta alle ore 20.00 ci sarà una serata canora con l’ amichevole e generosa partecipazione di FRANCESCA MARESCA.
Un gustoso panino e un buon bicchiere di vino sarà il giusto collante per una piacevolissima serata.
Sabato 10 ottobre 2015:
Presso B&B Titty e Margy alle ore 19.00 i racconti di Mario Vinaccia con l’accompagnamento musicale di Fabio e Rosanna, coronati da deliziose frittelle che regaleranno il giusto calore per queste prime sere d’autunno.
Domenica 11 ottobre2015
Alle ore 12.45 presso proprietà Aiello in Via Sant’Andrea 32 il “Pranzo contadino del giorno della vendemmia”.
In un’atmosfera familiare si potranno gustare i sapori della tradizione. Per questo evento è necessario prenotarsi telefonando ai seguenti numeri
3355707330 – 3402872718, i posti sono limitati.
Come sempre il Borgo di Legittimo e “Gli amici di Sant’Andrea” regaleranno ospitalità, sapori e colori genuini di una tradizione che vuole essere preservata e conservata, tramandata alle nuove generazioni per essere continuata, il tutto in nome di una causa benefica: restaurare la cappellina di Sant’Andrea collocata proprio in Legittimo.
Gli abitanti locali aspettano tutti coloro che vorranno partecipare per questa tre giorni all’insegna della bontà e del buon umore.

ELEZIONI POPOLARI DEL PARROCO di Ciro Ferrigno

12109895_426432520896959_2160763349999636530_oVoglio condividere questo breve scritto pubblicato oggi sul profilo Facebook di Ciro Ferrigno, inutile dire che condivido in pieno quanto lui scrive, sono certo che tutti noi saremo pronti a correre in soccorso della Nostra Basilica in caso di bisogno, come già avvenne in occasione del sisma del 1980. Forse noi non saremo all’altezza dei nostri padri che edificarono questo tempio, di certo gli ultimi Vescovi e gli ultimi sacerdoti della nostra Parrocchia non sono all’altezza dei loro predecessori che custodirono e preservarono le nostre tradizioni ivi compresa quella dell’elezione del Parroco (Domenico Cinque)

Un paese, perché sia tale, ha bisogno di strade, case e palazzi, almeno di una piazza, punto di aggregazione, di un luogo che sia casa di Dio e di un edificio che serva per il governo della comunità. Nella Planities dell’alto Medioevo non mancavano le case, al centro di vasti frutteti, piccoli agglomerati rurali abitati da contadini ed operai al servizio dei proprietari terrieri, in genere nobili e ricche famiglie o monasteri sorrentini. La strada Minervia che collegava il nostro territorio con quello stabiese si inerpicava su per le colline equane, superava la sella di Alberi e scendeva a Meta per l’attuale Petrale. Costruita forse in epoca arcaica, era finalizzata a raggiungere dapprima il Santuario dedicato al culto delle Sirene e poi quello della Dea Minerva, sacra a Greci e Romani, tempio che sorgeva all’estremità del Promontorium Minervae, oggi Punta della Campanella. Erano molteplici, nella Planities, i sentieri e le stradine che collegavano i vari caseggiati, per lo più sorti in prossimità dell’importante acquedotto del Formiello, che garantiva la presenza dell’acqua potabile. Sussistevano nuclei di collina, come la vetusta Sant’Agostino, poi Galatea e Litemo o rivieraschi, dove erano attive la pesca ed il collegamento con la non lontana Napoli, da sempre punto focale del Golfo.
Almeno tre erano i templi di epoca greco-romana, che punteggiavano il territorio della Planities, in un triangolo sacro, destinato a rimanere tale nei secoli a venire. Uno era dedicato a Venere e nei suoi pressi sarebbe comparsa la Madonna ad una contadina che pascolava il suo armento, presso un albero di alloro. Un altro dedicato a Galatea, la divinità marina, sarebbe diventato il primo centro di devozione mariana del territorio e la prima parrocchia della Planities. Un terzo, quello forse dedicato ad Apollo, è da collocare dove sarebbe stata edificata l’attuale Basilica di San Michele, centro e casa di Dio a Carotto. È veramente emozionante pensare che luoghi di culto come il Santuario della Madonna del Lauro e la Basilica di San Michele insistano su aree considerate sacre, praticamente da sempre! Non Galatea, che fu distrutta dai Saraceni e riedificata più a valle, nell’attuale Mortora. Gli antichissimi fabbricati, passati dal culto pagano a quello cristiano, con l’innalzamento della Croce, diventarono il centro di gravità degli abitati, destinati ad espandersi nel tempo. A Carotto furono tre famiglie a farsi carico della cura del nuovo tempio: Cacace, Maresca e Massa, che conservarono a lungo il patronato sulla chiesa, con l’annesso diritto di presentare il parroco. Successivamente, con atto del Notaio Giovan Ferrante Maresca del 5 marzo 1559, il patronato fu esteso a tutto il popolo, con l’obbligo di concorrere alle spese per il decoro della chiesa ed al mantenimento del Parroco pro-tempore con una dote adeguata, eleggendolo in una terna di nomi proposta dall’Arcivescovo di Sorrento.
Sono sette le parrocchie che hanno il Diritto di Patronato nelle elezioni popolari del parroco: la già citata San Michele, poi Trinità, Santa Maria di Galatea, Santi Prisco ed Agnello a Sant’Agnello, Santa Maria delle Grazie a Trasaella e Santa Maria di Casarlano a Sorrento. Tale diritto è documentato in un testo degli inizi del XVI secolo, da cui si evince chiaramente che la prerogativa già vantava radici plurisecolari. Nel resto d’Italia le altre parrocchie che conservano questo antico Diritto sono: Traversella e San Giorgio a Chieri in Piemonte, Guastalla Roli in Emilia, Cravate in Lombardia e poi Pompei, Barano d’Ischia, San Ciro a Portici e Secondigliano a Napoli.
Negli ultimi decenni gli Arcivescovi di Sorrento–Castellammare hanno avocato a sé la nomina dei parroci, ignorando questo antichissimo Diritto del popolo. È un vero peccato perché viene cancellata un’antica e cara tradizione, collaborando, in tal modo, alla massificazione ed alla globalizzazione del vivere, piaghe del nostro tempo. L’elezione popolare di un parroco era un evento per la comunità chiamata alle urne e spesso meritava attenzione ed articoli anche sulla stampa nazionale. Perché avviene tutto questo? Certamente è un segno dei tempi: troppi partecipano poco e male alla vita della comunità parrocchiale e si fanno vivi solo per ricevere i Sacramenti.
Ancora alla fine del Settecento, per costruire la chiesa della Madonna di Rosella si mobilitò il popolo e chi non poteva contribuire finanziariamente, offriva le proprie braccia ed il proprio lavoro fisico. È presumibile che ciò sia avvenuto per tutte le nostre chiese, dalla Madonna del Lauro a San Michele, dalla Trinità a Sant’Agnello e che lo jus di eleggere il proprio parroco sia stato, per i nostri antichi, il premio alle loro fatiche ed ai loro sacrifici. Non veniamo noi, oggi, considerati più degni dei meriti dei nostri padri? E, in caso di bisogno, non dovremmo sentirci più tenuti a rimettere in piedi, pietra su pietra una nostra chiesa danneggiata da una calamità? Insomma, non dobbiamo più ritenere la nostra chiesa la casa di Dio ma anche un po’ la nostra casa?
Il racconto del lunedì di Ciro Ferrigno

IL COMUNE UNICO? NO, GRAZIE… di Ciro Ferrigno

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Ecco uno scritto del Prof. Ciro Ferrigno che condivido in pieno, solo l’ignoranza della nostra Storia e delle nostre peculiarità puo’ spingere qualcuno ad invocare il comune unico. (Domenico Cinque)

Non c’è nulla di più “antistorico” per il popolo della penisola sorrentina dell’idea di riunire i vari Comuni attuali in uno solo, fatta eccezione per i nostalgici di quella “grandezza” che ha caratterizzato il Ventennio Fascista, di cattiva memoria. È vero che l’edilizia selvaggia degli ultimi cinquant’anni ha quasi saldato gli abitati peninsulari, ma per i cittadini rimane marcato e sentito lo specifico di ogni città che rivendica tradizioni e devozioni, antichità e vocazioni proprie, che finiscono con il connotare il carattere degli abitanti di ogni singolo nucleo. Marittimi Meta, dediti al commercio i carottesi, all’artigianato ed al turismo a Sant’Agnello, al turismo Sorrento. Chiusa ed introversa Meta, aperta ed estroversa Piano, diffidente Sant’Agnello, incline all’ospitalità internazionale con una punta di snobismo Sorrento. Fortemente devota alla Madonna del Lauro Meta, a San Michele ed alla Madonna delle Grazie Piano, all’omonimo Santo Abate Sant’Agnello, a Sant’Antonino Sorrento. Ogni centro abitato ha devozioni, feste, tradizioni popolari e culinarie proprie, sulle quali è caduta la polvere del tempo, come un sigillo. Forti affinità sono rilevabili solo tra Piano con Meta e Sorrento con Sant’Agnello. Grande incompatibilità vi è tra Piano e Meta da una parte e Sorrento dall’altra. Per incompatibilità non intendo nel modo più assoluto disamore o odio, ma mancanza di affinità caratteriale ed incapacità di condividere comuni ideali. Oggi, in nome del “risparmio” o della “modernità” si è tentati di cancellare la storia del territorio. Devono sparire i piccoli comuni, gli altri si devono associare. Sono necessarie tante periferie senza servizi e senza pubblica amministrazione, terreno fertile per clan malavitosi che si formano spontaneamente? Le grandi città italiane ne offrono già infiniti esempi. I politici che si alternano al governo del Paese non hanno capito che la ricchezza dell’Italia è proprio il piccolo, il facilmente gestibile, valida alternativa alla metropoli enorme ed ingovernabile. Le ricchezze storiche, artistiche e paesaggistiche dei piccoli centri dell’Italia, destinati a sparire dalla carta geografica, basterebbero come alternativa alle città soffocate dalle maree di turisti: Venezia, Firenze, Roma, Siena per creare nuovi itinerari e nuove sorgenti di ricchezza. La Svizzera che è un esempio di ottima gestione del territorio, con un’estensione di circa otto volte inferiore all’Italia, ha un numero di comuni che è poco più della metà di quelli italiani. Questo significa che la buona gestione del territorio si fa con l’autonomia amministrativa di ogni città e singolo paese, per piccolo ed insignificante che sia! Mi chiedo perché Sant’Agata sui due Golfi, Nerano, Moiano, Arola non abbiano ancora ottenuto l’autonomia amministrativa, è semplicemente assurdo non dare centralità a paesi di due-tremila abitanti! È assurdo che isole come Stomboli, Vulcano, Panarea, Linosa non abbiano la loro sede comunale, ma debbano dipendere da un’amministrazione a volte lontana ore di navigazione!
L’autonomia di Piano di Sorrento, nasce ufficialmente con la costituzione dell’Università (così si chiamavano allora i comuni) del Piano, suo vecchio nome, il 19 novembre 1542, ma l’anelito della popolazione all’autogoverno è ben più antica, se si considerano le tante istanze per l’autonomia da Sorrento, presentate ai governatori già negli anni 1150, 1218, 1306, 1308, 1491 ecc. e poi le infinite liti e le lotte, durate secoli e secoli. Anche in pieno Ventennio fascista, quando i quattro comuni della penisola formavano la “Grande Sorrento”, nel 1938 Piano e Meta fecero istanza per divi¬dersi da Sorrento, e riavere la loro autonomia. Infatti esiste una delibera (la n° 258 datata 30 luglio), che ha per oggetto un com¬penso al Notaio Palmieri Luigi per la sottoscrizione diretta ad ottenere la ricostru¬zione dell'ex Comune di Piano di Sorrento. Firmarono la petizione ben 2139 persone.
Che su un esiguo territorio insistano realtà diverse e spesso in conflitto tra loro non è cosa nuova. Nessuno ignora il rapporto storicamente difficile tra Capri ed Anacapri nella stessa isola o tra Lauria di Sopra e Lauria di Sotto, nella stessa città, in Lucania. Alla fine, la diversità diventa competizione e sforzo teso al superamento dell’altro e questo si tramuta in un valore aggiunto.
La parola vincente, a mio parere, per la Penisola Sorrentina non è la costituzione di un Comune unico, ma l’affidamento a consorzi autonomi della gestione di materie comuni come i trasporti, la viabilità, il traffico e l’ecologia.
È vero che tutti noi, quando ci troviamo fuori dalla penisola, diciamo di essere di Sorrento, quando poi siamo in altre regioni ci definiamo napoletani e quando siamo all’estero, italiani… Nel mio intimo, però, sono stato, sono e sarò sempre un indomabile carottese!
Il racconto del lunedì di Ciro Ferrigno

PROCESSIONE DI SAN MICHELE

   viso 2015 Finalmente il gran giorno è arrivato, domani domenica 27 settembre 2015 la Statua del nostro Santo Patrono tornerà fra la sua gente, percorrerà le sue strade, visiterà le nostre case. La solenne Processione avrà inizio alle ore 18,00 e percorrerà le seguenti vie:
 
Basilica di San Michele Arcangelo, Via Francesco Ciampa, Via Mariano Maresca, Via delle Rose, Via Ripa di Cassano (Saluto della Marina di Cassano con fuochi artificiali), Via Madonna di Rosella, Via Bagnulo, Via dei Pini, Corso Italia, Piazza Cota, Corso Italia, Piazza della Repubblica, Via Mercato, Via delle Rose, Via Carlo Amalfi, Basilica di San Michele Arcangelo.
 
Faccio mio l'invito rivolto a tutti dal nostro Amministratore Parrocchiale (dei carottesi) e vostro Parroco (Vostro di chi? Boh!). In occasione del passaggio della processione sarebbe bello vedere finestre e balconi adornati di drappi (lenzuola, coperte, tende etc.) bianchi. Nella locandina il nostro Amministratore Parrocchiale (dei carottesi) e vostro Parroco (Vostro di chi? Boh!) chiedeva, cito testuale, che ai balconi fossero esposti “merletti preziosamente lavorati e finemente ricamati”; io non sono un sacerdote ma sono convinto che San Michele gradirà di più una tela di sacco messa al balcone con il cuore da una famiglia che gli vuole veramente bene e lo rispetta e che forse solo quello puo' permettersi che un merletto preziosissimo messo al balcone tanto per non fare brutta figura o, peggio, per ostentazione. Quindi non vi preoccupate adornate i vostri balconi come meglio vi riesce, ricordate “La Chiesa fedele è povera e non insegue la vanità” (Papa Francesco).
Aggiungo un mio invito personale, dell'evento realizzate quante più fotografie e filmati potete e poi non tenetevele per voi, condividete tutto sui social in modo che  i nostri compaesani lontani possano essere partecipi della nostra festa che è anche la loro. Innondiamo Facebook, Twitter, Instagram etc. etc. di immagini, non preoccupiamoci dei duri e puri che ci diranno che invece di stare lì a fotografare potremmo essere con loro in processione non capendo che l'opera di documentazione e condivisione è una forma altrettanto importante di partecipazione al corteo. Sono certo che tutti coloro che lontani hanno lasciato il loro cuore a Piano di Sorrento ci saranno grati. Ed ora buona domenica di festa a tutti noi.

IL PATRONATO DI SAN MICHELE SU PIANO DI SORRENTO (di Ciro Ferrigno)

11062918_422647061275505_6523865436547911123_o Non è semplice per noi oggi, a distanza di più di mille anni, poter capire le motivazioni che indussero i nostri progenitori ad affidarsi al celeste patrocinio dell’Arcangelo Michele. Ci soccorre la logica nel farci ritenere che tale atto di affidamento sia stato determinato sull’onda emotiva di un fatto eclatante, conosciuto bene da tutti, passato di bocca in bocca e diventato epico e fortemente sentito come proprio. Il “fatto” in questione potrebbe riferirsi alle apparizioni di San Michele sul Monte Gargano in Puglia (490-493) o a quella sul Monte Faito ai santi Antonino e Catello (604-606 circa). Michele è l’Arcangelo che appare sui monti e viene venerato nelle grotte e Piano di Sorrento sembra essere un altare privilegiato, essendo terra di grotte a profusione, circondato da picchi di monti.
Una sola mano o una folla di mani innalzò la Croce su quel tempio pagano dove oggi sorge la Basilica? Alla radice dei nostri giorni, nelle prime pagine della storia carottese c’è questo atto coraggioso che rende la nostra chiesa madre “estaurita” , ovvero consacrata alla cristianità con una dichiarata conversione alla nuova fede, mediante l’esposizione del suo simbolo supremo: la croce. La storia non ci tramanda notizie ed i secoli hanno cancellato le memorie dei fatti e delle vicende di quei tempi lontani. Ma quando San Michele ha espletato il suo patrocinio sulla nostra città? Sono almeno tre le circostanze che vengono riconosciute ed accettate, per quanto il tempo abbia depositato sui fatti stessi la sua aura di leggenda.
Nel 1558 i Turchi mettono a ferro e fuoco Sorrento e Massalubrense. Lasciano una scia di morte, distruzione e saccheggi e centinaia di persone finiscono in prigionia, trascinate in Oriente per essere vendute sul mercato degli schiavi. Il Piano non viene toccato. I sorrentini, sulle prime, incolpano i pianesi, di aver aperto la porta di Marina Grande agli assalitori. Solo più tardi si saprà che è stato uno schiavo moro della famiglia Correale a compiere il misfatto. Gli abitanti del Piano, che nel momento del pericolo hanno invocato l’Arcangelo, lo ringraziano, accendono i ceri e innalzano inni per ringraziarLo. Ancora è l’Arcangelo che nel 1656 protegge Carotto nella tremenda pestilenza che miete centinaia di migliaia di morti in tutto il Viceregno di Napoli. Ventidue morti, e tra questi il parroco don Tobia Cennamo, sono poca cosa di fronte al vortice del male che sembra stingere la nostra terra. La popolazione ringrazia l’Arcangelo ed il pittore Giuseppe Castellano immortala l’evento in una grande tela votiva. Infine, nel 1688, poco prima della disastrosa scossa di terremoto del sei giugno, tutti odono distintamente i tocchi della campana piccola di San Michele, che suona, si saprà, da sola. Era la campana che si usava per allertare la popolazione in caso di calamità naturale o di avvistamento di navi saracene. Pochi minuti, il tempo di scendere in strada ed è l’apocalisse. Crolla in gran parte la chiesa, è distrutto il campanile con le campane, danni ingenti ai fabbricati. La popolazione è certa che l’Arcangelo stesso abbia suonato la campanella ed in pochi anni ricostruisce il tempio, conferendogli il massimo splendore e commissiona la nuova, magnifica statua del celeste protettore.
Quante storie e quanta storia ha inghiottito il tempo? Uomini salvati in mare, malattie risanate, pace ritrovata, voti esauditi, quante cose non sono giunte fino a noi? Ma le testimonianze di fede, fede viva, manifestano l’attaccamento del popolo carottese verso il grande Arcangelo che lo protegge da secoli e secoli, in una gara d’amore con la veneratissima Madonna delle Grazie.
Il racconto del lunedì di Ciro Ferrigno

UN NUOVO SAN MICHELE

Ieri la statua del nostro Patrono e ritornata in Basilica, il restauro è terminato. Mani sapienti hanno curato l’illustre paziente che gli è stato affidato da mani colme di amore per un simbolo e per un culto che risale alla notte dei tempi. Doveroso ringraziare l’Arc. Morte ed Orazione che ancora una volta si è dimostrata attenta ai nostri patrimoni artistici, storici e religiosi. Prima di accudire la nostra Statua più importante avevano già riportato a nuovo splendore la cappella di San Giovanni e quella della Madonna della Libera, aveva restaurato la Statua del Cristo Morto che da troppi anni giaceva corrosa dai tarli in una teca, cosa non meno importante avevano posizionato la lapide che ricorda i nostri 10 morti per il sisma del 1980. Nello spirito del giuspatronato non hanno utilizzato fondi pubblici per questo restauro ma hanno coperto le spese impegnandosi in prima persona, i confratelli “hanno chiesto la Carità, mendicando anche l'euro per chiudere L'Operazione Restauro” (parole testuali del Priore) e di questo dobbiamo esser loro riconoscenti. Forse potevano fare meno fatica se avessero accettato l’aiuto anche di persone al di fuori della loro arciconfraternita in fondo i doveri del giuspatronato riguardano tutti i fedeli (vedi questo post del 1 febbraio 2015) in ogni caso non si puo’ che render loro merito per lo splendido lavoro fatto. San Michele partito sotto la neve è tornata in un caldo settembre, sugli enormi errori commessi nella fase del suo rientro ho già scritto tanto quindi non mi soffermo oltre se non per confermare i miei pareri (cosa buffa è che meriti e demeriti riguardano in buona parte le stesse persone ma questi sono gli inconvenienti di chi cerca di essere sempre onesto intellettualmente). Ieri poi la Statua è stata svelata in Basilica e subito si è notato l’opera della restauratrice. Molti fedeli perplessi faticavano a riconoscere il volto dell’arcangelo e tanti ritenevano fosse stato addirittura ricostruito. Le differenze fra il prima ed il dopo restauro effettivamente sono notevoli, però questo non è sempre un male. Fatte le dovute proporzioni io mi ricordo quando fu svelato il giudizio universale nella Cappella Sistina, anche qui molti criticarono il restauro soprattutto per i colori troppo sgargianti che ora aveva l’affresco, in realtà i restauratori altro non avevano fatto che ripulirlo da anni di sporcizia dovuta principalmente al fumo delle candele restituendoci l’antico splendore dell’opera, bastava solo abituare l’occhio alla nuova immagine ed ora sembra che l’opera sia sempre stata così. Io credo che quando ci si affida ad un professionista bisogna fidarsi di lui, della sua competenza. L’opera di restauro serve anche a restituirci la verità storica di quell’opera togliendo le stratificazioni di restauri precedenti effettuati con mezzi ora antiquati. Io non so giudicare se ora il nostro patrono sia più simile a come fu ideato e realizzato, di certo ha un volto diverso, più austero più consono al Principe degli Angeli, più vicino al guerriero che egli è. Comunque in basso trovate la foto prima e dopo il restauro…. giudicate voi.

prima e dopo

RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA ANIMA

11149558_10208103257725743_4017304476135256955_nPer la giornata di oggi avevo già preparato un post dedicato a chi ritiene la nostra Parrocchia, la nostra Basilica, i nostri simboli una proprietà privata da gestire in base ai suoi capricci. Avrei ricordato un episodio di cinque anni fa finora mai narrato. Era tutto pronto nella speranza di smuovere dalle fondamenta l’animo di noi carottesi poi…. poi una serata ed una notte che ricorderemo a lungo in cui io ho immaginato vi siano simboli e moniti. Ed allora ho deciso di non infierire, che per il momento bastavano gli eventi che sotto i nostri occhi si stavano svolgendo e quindi ripubblico qui il post pubblicato sul mio profilo di Facebook.

“una Croce che rimane in piedi a vegliare sulle macerie simbolo di un paese, di una comunità che vuole e deve rinascere dopo che in due giorni sono stati offesi e vilipesi due simboli della nostra identità, col fuoco e con l'ignoranza hanno devastato in poche ore il cuore stesso di un Paese. Una effige alla cui ombra il paese è nato sia nella sua anima cristiana sia nella sua realtà politica ed amministrativa è stata trattata come si tratterebbe un elettrodomestico che il corriere ti consegna all'uscio di casa - a bene è arrivata la metta li nell'angolo che domani la apro e la sistemo - ed una montagna che è uno dei simboli principali che identificano Carotto ridotta in un ammasso di cenere fumante. Per chi crede al linguaggio dei simboli sono state ore inquietanti. Ora però si deve ricostruire, cambiare, riconquistare la nostra identità partendo proprio da quella  Croce ostinata che è rimasta lì in piedi a gridare con forza che tutto si tiene, tutto si collega. Dove la cultura storica, il RISPETTO per le tradizioni ed i simboli vengono oltraggiati, ignorati, violentati anche il territorio, l'ambiente, la collettività muoiono. Guardiamo quella Croce e con la forza che ci darà da lassù iniziamo a rinascere con coraggio e determinazione, restituiamoci le nostra anima, quella che i nostri padri ci hanno trasmesso in modo da poterla trasmettere alle generazioni che verranno.”

poi ad ulteriore chiarimento ho precisato che

“il mio è un discorso molto ma molto più ampio. Io parlo di perdita di un'anima, di oltraggio alle tradizioni Arrivo ad immaginare, rivestendo di una sorta di poesia una tragedia, la furia di un Arcangelo trattato come una lavastoviglie o una lavatrice che in qualche modo ha voluto risvegliare il popolo che da sempre tenne come popolo suo con il linguaggio a cui la Chiesa da grande importanza, quello dei simboli. L'Arcangelo della luce e del fuoco che esattamente nel giorno in cui viene oltraggiato scatena la sua furia ma lascia intatta una croce, la Croce per cui ha sempre combattuto, la Croce di Cristo ma anche la Croce simbolo della sua Piano. Decide di risparmiarla ed anzi di darle nuova forza e nuovo vigore lasciandola lì come un monito affinché si ci decida a cambiare TUTTO, si ritorni ad un rispetto per le sacre tradizioni e le sacre effigi che i nostri padri ci hanno consegnato. L'angelo della legalità che pretende si ripristini la legalità nella nostra parrocchia. Lo canteremo per nove sere il suo inno in cui tutti noi recitiamo:


Di mille e mille capitan le schiere,
Serrate, per Te pugnano:
Ma, vincitor, la croce
Inalbera Michele, invitto alfiere.


 

Ecco ieri l'Arcangelo ha inalberato la sua, la nostra Croce li su quella montagna, indicandoci con forza la strada da seguire. Ovviamente il tutto è solo una mia visione letteraria, di certo si è trattato solo di una serie incredibile di coincidenze come fu una coincidenza la sua partenza sotto la neve. Ma sì sono solo coincidenze....”

RICHIESTA PUBBLICA DI CONOSCERE DATA ED ORA DI ARRIVO DELLA STATUA DI SAN MICHELE

smichele Oggi farò una cosa che non ho mai fatto, utilizzare questo blog dedicato normalmente a segnalare eventi ed avvenimenti carottesi ad una richiesta pubblica di notizie. Lo faccio perchè ritengo in pericolo un nostro diritto morale e cioè quello di poter salutare il ritorno del nostro Patrono al momento nel suo rientro in Basilica e non in una cerimonia di “plastica” precofezionata.

Sabato 19 settembre ci sarà in Basilica la cerimonia di svelamento della Statua di San Michele di ritorno dal restauro è ovvio che la Statua giungerà a casa uno o due giorni prima ma al momento regna il riserbo assoluto sul momento esatto del rientro. Tramite Facebook sono in contatto con il Priore dell’Arc. Morte ed Orazione di Piano, Michele Gargiulo, che mi ha dato la sua parola che saremo tutti informati appena il momento sarà deciso. Secondo le sue dichiarazione ciò sarebbe dovuto avvenire ieri ma sino al momento in cui scrivo queste righe tutto tace. In considerazione dell’avvicinarsi del momento e del fatto che chi lavora deve avere il tempo eventualmente di organizzarsi. uso questo blog per

CHIEDERE ALL’AMMINISTRATORE PARROCCHIALE
DELLA PARROCCHIA DI SAN MICHELE ARCANGELO O,
IN ALTERNATIVA, A TUTTI I PRIORI DELLE CONFRATERNITE CAROTTESI
DI COMUNICARE A TUTTI NOI DATA ED ORA DEL RIENTRO
DEL NOSTRO PATRONO IN BASILICA

SPERIAMO CHE QUESTO ULTIMO TENTATIVO
“DISPERATO” SORTISCA QUALCHE EFFETTO!

RESTIAMO IN CONTATTO IN QUESTE ORE,
APPENA SAPRO’ QUALCOSA SARA’ MIA CURA PUBBLICARLA SU QUESTE PAGINE

Aggiornamento delle ore 22.48 del 16/096/2015:

Michele Gargiulo:

Caro Mimmo, ti espongo la questione per quello che compete l'impegno che mi sono preso a nome e per conto dell'Arciconfraternita che mi onoro di servire come priore.
1) il nostro impegno e' quello di coprire le spese relative al restauro; spese che grazie alla generosità di Confratelli, Commercianti, e fedeli credo che saranno coperte brillantemente
2) la partenza per il restauro della Statua di San Michele fu accompagna da tutta una serie di polemiche legate alle autorizzazioni e alle assicurazioni! Arrivarono anche denunce presso la SOPRINTENDENZA che riguardavano la professionalità dei trasportatori. Data la ufficialità del restauro non abbiamo avuto problemi di nessun tipo, ma come puoi ben capire, SOPRINTENDENZA, trasportatore e restauratrice hanno posto dei paletti per il rientro; rientro che, ripeto, tecnicamente è di loro esclusiva competenza! Questi erano i problemi tecnici di cui ti parlavo!
3) ho comunicato loro i miei recapiti per essere informato del rientro se hanno bisogno del mio aiuto e dell'aiuto di qualche confratello... Se non sarà così vorrà dire che anche io aspetterò il Vescovo, e loro me per "tutto il Resto"... ( credimi questo è quanto)

IL FORUM DEI GIOVANI DI PIANO DI SORRENTO ORGANIZZA IL “MERCATINO DEL LIBRO USATO”

libri usati È in corso il “Mercatino del libro usato” organizzato dal Forum dei Giovani di Piano di Sorrento, iniziativa senza scopo di lucro finalizzata ad incoraggiare il riciclo dei libri scolastici altrimenti inutilizzati, così da ridurre le spese delle famiglie per l'acquisto di testi nuovi e facilitare il contatto tra la domanda e l'offerta.

Sono previsti due momenti distinti e separati: una prima sessione di consegna dei libri da vendere e una successiva sessione per il ritiro dei libri da acquistare. L'iniziativa è riservata agli studenti che frequentano l'Istituto nautico Nino Bixio e la scuola secondaria di primo grado Amalfi-Massa dell'Istitito comprensivo di Piano di Sorrento, e a coloro che, pur non frequentano tali scuole, siano in possesso dei medesimi testi.

La fase di consegna dei libri è terminata sabato 12 settembre. I libri saranno controllati, catalogati ed inseriti nell'elenco di libri potenzialmente acquistabili, corredato dai recapiti utili per mettere in contatto il venditore con gli eventuali acquirenti.

Le operazioni di acquisto dei libri, invece, saranno aperte giovedì 17 settembre dalle 16.30 alle 20.00, venerdì 18 settembre dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.30 alle 20.00, e sabato 19 settembre dalle 10.00 alle 13.00 (ritiro denaro). Il prezzo dei libri è stabilito dal venditore, le trattative si svolgeranno unicamente con l'acquirente, mentre il materiale invenduto potrà essere ritirato in biblioteca, previa presentazione del modulo di partecipazione, entro 5 giorni, termine dopo il quale i libri saranno donati alla biblioteca o ad associazioni culturali.

L'elenco dei libri da vendere ed acquistare è scaricabile sui siti www.ninobixio.com (sezione “area studenti”, cliccare “Elenco libri di testo 2015_2016”) e www.libreriaraffaello.it (sezione “adozioni scolastiche”, scegliere “Piano di Sorrento” nel menu che si apre e selezionare il nome della scuola “Amalfi-Massa”).

FILM: LA GRANDE GUERRA – Villa Fondi

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MERCOLEDI’ 9 SETTEMBRE – ORE 21,00
Piano di Sorrento – Villa Fondi

LA GRANDE GUERRA

Un film di Mario Monicelli.

Con Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Bernard Blier, Folco Lulli, Silvana Mangano. Nicola Arigliano, Geronimo Meynier, Mario Valdemarin, Elsa Vazzoler, Tiberio Murgia, Livio Lorenzon, Ferruccio Amendola, Carlo D'Angelo, Achille Compagnoni, Guido Celano, Mario Feliciani, Vittorio Sanipoli, Tiberio Mitri, Romolo Valli, Gérard Herter, Mario Colli, Marcello Giorda, Edda Ferronao, Gianni Baghino, Luigi Fainelli, Leandro Punturi, Mario Frera, Gian Luigi Polidoro, Mario Mazza

Guerra, Ratings: Kids+16, b/n durata 129 min. - Italia 1959

1916: Oreste Jacovacci, romano, e Giovanni Busacca, milanese, sono due scansafatiche furbastri e vigliacchetti. Dopo aver cercato invano di imboscarsi si trovano arruolati e al fronte. Da quel momento vivono tutte le disgrazie di una guerra: il cibo pessimo, le marce forzate, il freddo, la paura, qualche piccola distrazione militare, persino un'avventura con una prostituta (la vive il "milanese" Gassman). In una cosa i due sono sempre in prima fila: nell'evitare le grane, piccole o grandi che siano. Riescono a farla franca tutte le volte, ma una notte si trovano per caso in una cascina che viene presa dai nemici. Cercano di scappare travestendosi da austriaci, vengono catturati e proprio in virtù del travestimento potrebbero essere fucilati. Il colonnello nemico promette che li salverà se riveleranno l'ubicazione di un certo ponte di barche sul Piave. I due conoscono l'informazione delicatissima e decidono, per salvarsi, di parlare. Ma il colonnello dice la frase sbagliata e provoca nei due un incredibile rigurgito di orgoglio. È Gassman il primo a reagire, con la famosa battuta, al colonnello: "... visto che parli così, mì a tì te disi propri un bel nient, faccia di merda...". E muoiono da eroi, fucilati. Film importante ed esclusivo, irresistibile per quasi tutti gli aspetti: l'interpretazione di tutti gli attori, la ricerca iconografica, la verità degli episodi e l'attendibilità storica. La sceneggiatura di Age, Scarpelli e dello stesso Monicelli presenta spesso toni comici - Gassman assomiglia molto a quello dei Soliti ignoti - e privilegia la bravura di tutti i caratteristi, anche non attori, come il pugile Tiberio Mitri e il cantante Nicola Arigliano. L'artificio, certamente commerciale, di contrapporre a una situazione divertente una drammatica, si è tradotto, alla resa dei conti, in un arricchimento, anche rispetto ai toni dei grandi film italiani della stagione del neorealismo, capolavori sì, ma spesso cupi e monocordi. Gli anni de La Grande guerra erano davvero quelli d'oro. Il nostro cinema non sarebbe mai più stato a quell'altezza.

IL CANTASTORIE – Villa Fondi

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MARTEDI’ 8 SETTEMBRE – ORE 20,30
Piano di Sorrento – Villa Fondi

IL CANTASTORIE

Grande appuntamento per grandi e piccini con lo spettacolo combinato di Mamme al Centro di Roberta D Esposito col “Cantastorie” e di Ads Spaziodanza Sorrento di Mariana Gargiulo e Maryangela Morvillo con una summa del loro lavoro di quest'anno con gli allievi, per festeggiare i prestigiosi primi 10 anni di attività. Il Cantastorie a cura di Carlo Alfaro, che ha adattato i testi e diretto il laboratorio con un manipolo di giovanissimi attori, racconterà una nuova favola inedita di Ilaria Prezioso, Olga Del Sorbo ed Emanuela del Corso di Baby-sitter di Mamme al Centro, Endas, “Salviamo il Pianeta Terra”. Presentano Carlo Alfaro e Marina Bozza. Ingresso gratuito.

FILM: L’AMORE BUGIARDO – GONE GIRL – Villa Fondi

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GIOVEDì 3 SETTEMBRE – ORE 21,00

Piano di Sorrento – Villa Fondi

FILM

L’AMORE BUGIARDO 
GONE GIRL

V.M. di 14 anni

Un film di David Fincher. Con Ben Affleck, Rosamund Pike, Neil Patrick Harris, Tyler Perry, Kim Dickens. Patrick Fugit, Carrie Coon, David Clennon, Missi Pyle, Sela Ward, Scoot McNairy, Lee Norris, Casey Wilson, Kathleen Rose Perkins, Emily Ratajkowski, Boyd Holbrook, Lola Kirke, Jamie McShane

Titolo originale Gone Girl. Drammatico, durata 145 min. - USA 2014. - 20th Century Fox

Amy e Nick sono sposati da cinque anni. Belli, colti e ammirati, hanno lasciato New York per la provincia, dove la loro relazione languisce e l'ostilità cresce. Dietro di loro la crisi economica che ha messo in ginocchio l'America e interrotto le loro carriere, davanti a loro nuvole nere che minacciano tempesta e guai, grossi guai. Licenziati dalle rispettive redazioni e dalle rispettive ambizioni, Amy e Nick provano a ricostruirsi una vita nel Missouri. Casalinga annoiata e paranoica lei, proprietario di un bar che chiama The Bar lui, la coppia scoppia il giorno del loro quinto anniversario. Amy scompare senza lasciare tracce, se non il suo sangue versato e ripulito in cucina, un tavolo rovesciato in salotto, un diario che non tarderà a essere ritrovato e un marito apatico che fatica a realizzare la sua condizione. Perché i vicini, i media, la polizia e tutti quelli che lo stanno a guardare sono davvero convinti che sia stato lui ad uccidere Amy.
A un primo sguardo Gone Girl sembra una corsa contro l'evidenza. Una corsa per scoprire le ragioni della sparizione di Amy e per dimostrare la colpevolezza di Nick. Perché lui ha tutta 'l'aria' del colpevole. Almeno per la polizia, che cerca indizi e accumula prove, per l'anchorwoman più famosa d'America, che sottopone a un'analisi impietosa la sua vita, per i vicini, che giurano al solito di aver visto e sentito, sicuramente per Amy, che gli ha dichiarato guerra prima di scomparire, formalmente per David Fincher, che orchestra nel tempo di un'ora un thriller meticoloso, un gioco di piste, di cinismo, di follia, di fragore mediatico, di illusione romantica. Ma poi, nell'ora e mezza restante, l'autore ridistribuisce le carte e avvia un nuovo film, una commedia esistenzialista e bicefala che alterna i punti di vista e rivela, dietro la messinscena para-hitchcockiana, il grado zero di una coppia e di un matrimonio dominato dalla paura, il sospetto, il tradimento, il rimorso, la rivalsa. Come la protagonista di Kim Novak anche Amy vive due volte. La bionda (e ideale) spirale dei suoi capelli nel prologo diventa segno del film e tono del film. Accarezzata dallo sguardo di Nick, la testa di Amy dissimula cose che lui vorrebbe talmente conoscere che si decide ad aprire la 'scatola'. L'ultima volta che un protagonista di Fincher ha guardato sul fondo della scatola è stato in Seven, un noir cupo di cui Gone Girl replica il gusto per la messa in scena, la scelta cromatica e l'iniziazione alla verità attraverso la creazione di un mondo parallelo. Un delirante disegno che pone il protagonista di fronte alla necessità di compiere una scelta precisa e irreversibile, una scelta traumatica che gli (ri)apre gli occhi. Per Fincher la strada verso la realtà sperimenta sempre la violenza ed è segnata dal sangue, dalle ferite, dai lividi, quando non dalla morte. Amy e Nick sono come ogni altro personaggio di Fincher figli del loro tempo. A ribadirlo è il regista di The Social Network, una tragedia geek che insieme a Gone Girl dice di noi e della nostra esistenza passata a costruire un'immagine pubblica conveniente. Nella rete (sociale), nella vita reale, nel matrimonio. Amy e Nick fingono superbamente di non vedere che il loro piacere narcisistico è compreso nello sguardo degli altri, nello sguardo di chi li osserva, figuranti frustrati dalla loro felicità senza nubi. Ma alla maniera dei film di Fincher, Gone Girl interrompe la narcosi interiore dei suoi protagonisti, facendo saltare lo schema logico e le previsioni facili, diventando gioco interattivo, dove il presunto assassino diventa vittima e la vittima si fa carnefice, dove c'è solo il male, di vivere e di guardare. Gli spazi dell'innocenza, in quel luogo mentale che è la città per Fincher, sono ristretti e affondano senza remissione chi pensava di (ri)costruire. L'ambiente domestico e il quartiere residenziale immacolato, facciata edificata sopra le rovine di un centro commerciale e della crisi economica, correlano le manie dei protagonisti, interpretano la loro psicologia, illustrano la morbosa estetica della malattia, del decadimento, dell'illusione a cui non sfugge nemmeno il matrimonio con la sua pretesa di durare per sempre. Come desidera diabolicamente Amy, che prosegue il discorso di Fincher sull'emancipazione (e libertà) femminile dopo l'amica di Mark Zuckerberg, che rifiuta la sua 'amicizia' (The Social Network) e l'eroina di Stieg Larsson, che si vendica del suo aguzzino e diventa elemento destabilizzante del liberalismo patriarcale (Millennium). Con Amy, corpo rigido e insensibile, la donna si fa mistero angosciante, pronta a ottenere il suo potere a ogni costo e con ogni mezzo, compreso quello di invischiare la preda in una tela di ragno camuffata da felicità coniugale. Assenza mai così presente e rivelazione bionda dentro un valzer di mostri di cui segna il passo, Rosamund Pike è la perfetta antagonista di Ben Affleck, abbagliante e (im)perturbabile, che trova l'epifania in un sorriso e l'attore dentro il riscatto di un personaggio assimilabile al suo. Trasposizione del bel romanzo di Gillian Flynn, che sceneggia il film, Gone Girl è testimone e giudice di quello che siamo veramente, al di là di tutte le apparenze e della capacità di costruire e abitare un teatro della mente. Teatro in cui si mettono in scena Amy e Nick, fatti davvero l'uno per l'altra, sovrani effimeri e officianti radiosi di una cerimonia barbara, dove i 'fedeli' scattano selfie e contemplano soddisfatti la propria immagine sul telefonino. Dopo aver compreso che in fondo anche per gli altri la felicità è una bufala.

FILM: UOMINI CONTRO – Villa Fondi

locandina

MERCOLEDì 2 SETTEMBRE – ORE 21,00
Piano di Sorrento – Villa Fondi

FILM

UOMINI CONTRO

Un film di Francesco Rosi. Con Gian Maria Volonté, Pier Paolo Capponi, Alain Cuny, Franco Graziosi, Mark Frechette. Stavros Tornes, Nino Vingelli, Mario Feliciani, Emilio Bonucci, Daria Nicolodi, Antonio Pavan, Spartaco Conversi, Giampiero Albertini

Guerra, Ratings: Kids+16, durata 100 min. - Italia 1970.

Durante la Prima guerra mondiale, sull'altopiano di Asiago, il sottotenente Sassu combatte nella divisione comandata dal generale Leone, un veterano che dà continuamente prova della sua disumanità. L'inadeguatezza degli armamenti e i tentativi di ribellione dei soldati si susseguono di giorno in giorno nella totale sordità di un alto comando che continua a portare avanti una guerra in cui la vita non ha più alcuna importanza.
All'indagine sullo scontro tra le nazioni, Uomini contro antepone quello tra le classi sociali, spostando l'asse da una prospettiva storico tradizionale verso una più profondamente ideologica. Dal ritratto del sottotenente Sassu, ex studente interventista che una volta al fronte scopre l'assurdità della guerra, come dalla figura del comandante Ottolenghi emerge il tema forte di un'opera troppo spesso liquidata come semplicisticamente pacifista. Sebbene la sceneggiatura di Francesco Rosi, Tonino Guerra e Raffaele La Capria semplifichi "Un anno sull'Altipiano", il romanzo di Emilio Lussu da cui trae spunto, pochi altri film hanno saputo sottolineare la follia di un potere che nel nazionalismo trovava il proprio rafforzamento a discapito delle classi sociali subalterne, mandate al massacro senza alcuna remora. Il generale Leone, in questo senso, non è un folle isolato all'interno della Storia, ma il campione, l'esempio forte, di un sentire aristocratico che, di contro, vedeva il proprio disfacimento nella presa di coscienza del popolo. Filo rosso di una narrazione che ha pagine di grandissimo cinema, il divario tra la massa e la classe dirigente appare in tutta la sua lucida insania anche nell'episodio dei soldati deferiti al tribunale militare e puntualmente liquidati dall'alto ufficiale medico. Sulla strada tracciata da due capolavori antimilitaristi quali Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick e Per il re e per la patria di Joseph Losey, Francesco Rosi racconta la Grande guerra attraverso il punto di vista di chi ne ha saggiato la disumanità e l'orrore, stipandosi dentro a quelle trincee in cui l'iniziale retorica della vittoria veniva meno in favore di una disciplina contraria all'umano. Se a distanza di anni, il concetto è ormai dato per assodato, il merito è anche di Uomini contro.
Mal compreso dalla critica italiana e straniera alla sua uscita, venne letto nella giusta maniera soltanto da felici pochi; tra questi Sandro Zambetti, che, sulle pagine di Cineforum 97-98, ne sottolineava l'importanza educativa: «può arrivare a molti ed ha senz'altro una funzione apprezzabile, servendo a scalzare i monumenti della retorica e della manipolazione patriottica». Accanto al prediletto Volonté a cui spetta una battuta chiave («Basta con questa guerra di morti di fame contro morti di fame» dirà Ottolenghi), Alain Cuny è perfetto quanto inquietante, meno incisivo Mark Frechette, già interprete di Zabriskie Point e destinato ad una prematura morte in carcere. Dopo l'uscita del film, Rosi venne denunciato per vilipendio dell'esercito.