Su Piano di Sorrento si è sempre scritto poco. Possiamo perciò supporre che abbia avuto un ruolo di primo piano, nel territorio, solo in epoche assai remote e che, successivamente, con l’arrivo della civiltà greca, questo sia passato a Sorrento.
I ritrovamenti di Trinità sembrano confermare la presenza di una comunità stanziale, al centro della penisola sorrentina con le genti del Gaudo, già 2300-2400 anni prima di Cristo. Provenivano dall’area egeo-anatolica, forse per migrazione, colonizzazione o per sfuggire a qualche cataclisma naturale. Certo è che trovarono un luogo adatto per l’insediamento nella nostra zona collinare ricca d’acqua, adatta all’agricoltura e non priva di animali da cacciare.
Il territorio carottese, nei secoli e prima ancora della scoperta della necropoli di Trinità, ha spesso restituito tombe, in una fascia di agrumeti identificabile tra la linea Sant’Agostino-Trinità-Petrulo e l’attuale Corso Italia.
La Dott. Tommasina Budetta, nella pubblicazione “Il Museo Archeologico Territoriale della Penisola Sorrentina “Georges Vallet”, edita nel 1999 a Salerno, scrive di antiche sepolture in un fondo “vicino Carotto” e di quello “sopra Carotto” di proprietà Cocurullo in terreni localizzati nella zona a monte del Viale dei Platani ed in prossimità del Corso Italia. Ma quante tombe sono andate irrimediabilmente perdute per incuria ed ignoranza? Altri resti di sepolture sarebbero emersi all’inizio del Novecento negli agrumeti di proprietà di Giosé Porzio e della famiglia De Angelis. Tali ritrovamenti documenterebbero una lunghissima fase di popolamento che, partendo dall’epoca eneolitica, giungerebbe ad una fascia cronologica più recente, collocabile ai secoli VI-IV a.C.
Un capitolo a parte segna il ritrovamento nel 1874, qualche centinaio di metri più a valle di Trinità, della tomba di un guerriero, databile al tardo periodo del Gaudo, nella quale fu trovato un corredo funerario con due grandi olle, una brocca, varie cuspidi di frecce in selce e un pugnale di rame, tutti oggetti che attestano l’alto rango del defunto nell’ambito sociale.
Sempre la Dott. Budetta, nell’opera citata, scrive: “L’antico abitato, sorto in epoca arcaica, dovrebbe essere ubicato nella parte centrale della città odierna, nella zona in prossimità dell’attuale Corso Italia”. Questo lascia supporre che la gente del Gaudo insediatasi a Trinità, nel corso dei secoli, con l’aumento numerico degli individui, con un costante miglioramento del livello di civiltà, conseguente al rapporto con altre popolazioni, come Osci, Etruschi e Sanniti abbia, poco alla volta, popolato il banco di tufo carottese. Certamente il nucleo abitato in epoca arcaica, tra lo scorcio del sec. VIII a.C. e il 480 a.C. in un territorio ricco di acqua e di grotte, avrà visto l’arrivo in penisola del mitico Liparo e la fondazione della città di Sorrento.
Quell’abitato arcaico doveva avere un aspetto un po’ simile ai Sassi di Matera, dove le grotte erano, in parte, utilizzate come abitazioni ed in parte come ricovero per gli animali. Grotte ovunque, casupole, strade in terra battuta, un abitato esteso sicuramente dall’attuale Piazza Cota, fino a Gottola, il cui etimo pure deriva dalla parola grotta. Un nucleo adatto ad ospitare uomini e bestie, tanto che il luogo, per i Greci, diventò Carotto, cioè “luogo di grotte”.
Liparo compare nella mitologia greca come il colonizzatore dell’isola di Lipari. Era figlio del re Ausone, quindi nipote di Ulisse. Per colpa dei fratelli fu costretto a lasciare la casa paterna e con un gruppo di guerrieri raggiunse le isole Eolie, dove fondò una fiorente colonia. Un giorno giunse sull’isola Eolo, che fu ricevuto con tutti gli onori dovuti ad una divinità. Il dio dei venti diede in sposa a Liparo la figlia Ciane e, come dono nuziale, gli concesse di tornare sul continente. Eolo tenne per sé le splendide isole ed a Liparo toccò la penisola sorrentina, dove divenne re di una popolazione locale e alla morte venne celebrato come un eroe.
Il popolo delle grotte, a contatto con la civiltà greca evoluta, colta e raffinata, concluse la fase preistorica ed entrò definitivamente nella storia, scoprendo di vivere nella Terra delle Sirene.
CAROTTO DALLA PREISTORIA ALLA STORIA di Ciro Ferrigno
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Ritorno: Via G. Maresca – Via Cavone - Corso Italia – Piazza Cota
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