La Domenica delle Palme è la porta di ingresso nella Settimana Santa, settimana che per noi carottesi è l'appuntamento atteso tutto l'anno. Se c’è un luogo in Italia in cui la Settimana Santa ha un suggestione ed un intensità sicuramente in grado di coinvolgere e commuovere, quel luogo è la Penisola Sorrentina. Nelle poco più di 24 ore che vanno tra la sera del Giovedì e quella del Venerdì si compie annualmente il miracolo della memoria, cortei di incappucciati escono dalle chiese e si incamminano per le strade per riconsegnarci la nostra memoria, alla luce di un lampione, col profumo dell’incenso che copre il rullare dei tamburi che nella notte fonda del venerdì annunciano l’approssimarsi dell’alba, tutti noi riscopriamo le nostre radici. Più o meno inconsapevolmente quelle figure meste, anonime, inquietanti, di cui intravediamo solo gli occhi dalla feritoie dei cappucci, ci donano un viaggio nel nostro passato. Nel nostro passato remoto quando quei cappucci celavano il volto del nostro avo perso ormai nel fondo dei secoli ma che in quella notte magica sentiamo vicino, sentiamo ancora la sua presenza magari in quell’ombra che, oggi come allora, il lampione dell’anonimo incappucciato proietta sul muro di tufo di un vicoletto in un momento che ferma la storia, l’immagine che vediamo oggi nel 2009 è la stessa che avrebbe visto un nostro progenitore 100 o 200 anni fa. Ma gli incappucciati ci rimandano anche ad un passato prossimo, quando noi eravamo sul ciglio dello stesso marciapiede per mano dei nostri genitori che pazientemente ci insegnavano a non aver paura di quelle strane figure, che a bassa voce ci spiegavano il significato di quegli oggetti che sfilavano sotto i nostri occhi e che, magari non sapendolo, ci insegnavamo che quelle figure, quei Riti, erano parte di noi stessi, la parte più intima e più importante, quella che ci ricollegava alla nostra terra, che per sempre ci avrebbe fatti sentire parte inscindibile della penisola sorrentina. Ecco noi ci rivediamo lì, vediamo accanto nostro padre che ci ha lasciati ormai troppi anni fa, ed il ricordo si fa più vivo quando si avvicina il coro tanto familiare che sappiamo a memoria anche se nessuno c’è lo ha insegnato, non occorreva, come tutto era parte di noi sin dalla nascita. Questa è la magia della Settimana Santa, che ci apprestiamo a vivere insieme, magia che dobbiamo preservare e tramandare come un dono prezioso.
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