40 ANNI FA......... UN LUMINO PER RICORDARE
Si portò via 10 vite e tante macerie e, cercando bene, ancora oggi si vedono alcune ferite aperte nel nostro tessuto urbano.
Un destino beffardo ha voluto che questo triste anniversario da “cifra tonda” cadesse nel pieno di un’altra emergenza di pari gravità.
Stasera la mia mente è ritornata a quei giorni che ricordo seppur mediati dagli occhi di un bambino. Mi sforzavo di paragonare i due eventi ed ho iniziato a viaggiare nei miei ricordi. Sono ritornato a quei giorni, ho rivisto un popolo unito stringersi intorno ai più sfortunati, ognuno offriva quel che poteva, a volte un semplice sorriso, un panino o una pizza. Chi aveva locali disponibili offriva ospitalità a chi in casa non poteva rientrare, la mia famiglia passò un’intera settimana nella pizzeria del Faticone a via delle rose, ogni sera dormivamo lì e la mattina ci veniva offerta dal titolare una tazza di latte caldo e la sera immancabilmente una bella pizza, avete letto bene, offerto! La stessa cosa so che accade a “la Tombola” ristorante gestito da Geppino Russo e di certo in altri luoghi. Ho rivisto il Sindaco di allora, l’Arch. Gargiulo, che faceva notte con papà alla ricerca di seconde case da requisire ed in cui alloggiare i senzatetto. Papà sapeva a memoria quasi tutta l’anagrafe e poteva segnalargli le case in cui nessuno abitava ed allora l’architetto personalmente provvedeva a forzare le porte ed a far entrare i concittadini momentaneamente senza casa. Ho rivisto i colleghi di papà che incuranti dei pericoli lavoravano giorno e notte negli uffici per organizzare al meglio l’emergenza, finito il lavoro ordinario vi era chi distribuiva i buoni pasto, chi coperte e materassi, chi latte. Ho rivisto Piazza Cota piena per i funerali delle vittime, vi era tutta Piano stretta in un unico abbraccio. Ho rivisto tutto questo ed altro ancora ed ho cercato analogie impossibili. 40 anni fa vi era un popolo unito, una famiglia, che insieme ha sofferto ed insieme si è rialzato. Ho visto veri giganti che hanno preso sulle loro spalle le sofferenze e le incertezze della gente, ognuno al di la del suo ruolo ordinario. Giganti che sapevano che durante l’emergenza prima si agisce e poi semmai si discute, che il bene primario della vita va al di la della burocrazia e delle procedure.
Oggi so con certezza che quest’anno non potremo ricordare come avremmo voluto e come facciamo ogni anno i nostri 10 concittadini, il maledetto ospite ci ha tolto anche questo piccolo rito della Memoria ma come per altre cose non la deve aver vinta. Il 23 novembre alle 19,34 dobbiamo dimostrare in primo luogo a noi stessi che siamo ancora una comunità, una famiglia. Se non potremo recarci in corteo alla lapide di via delle Rose per deporre il nostro fiore dovremo trasformare l’intero nostro paese in un immenso unico luogo della memoria. Vi chiedo quindi di procurarvi un lumino ed alle 19,34 del 23 novembre, dopo aver spento tutte le luci di casa, porlo acceso sul davanzale della vostra finestra o sul vostro balcone. Facciamo che ogni luogo di Piano di Sorrento, ogni via, piazza, cortile, negozio brilli solo di quelle fiammelle per almeno 10 minuti. E siccome vi sono anche balconi e finestre virtuali perchè solo per quel giorno non sostituire la nostra immagine del profilo sui social con un lumino? Ne saremo capaci?
NOTTE DA SOGNO, SOGNO DI UNA NOTTE
Le Tradizioni sono le radici di un popolo e questo noi Carottesi lo sappiamo bene. Lo abbiamo dimostrato quando un ospite indesiderato ci ha costretti in casa per lunghe settimane e ha rischiato di far saltare le Processioni della Settimana Santa. Il popolo carottese ha deciso senza esitazione di mettersi all’opera con quello che aveva a disposizione, si sono realizzati file con tutti i cori ed i suoni degli incappucciati e sono stati messi a disposizione di tutti tramite la Rete. La sera del Giovedì e del Venerdì Santo quel vuoto delle strade che doveva segnare la nostra sconfitta si è trasformato in una miriade di suoni provenienti da ogni balcone o finestra, di immagini degli incappucciati proiettate sui muri dei palazzi, il popolo ed il suo amore per la Storia aveva vinto ed il covid perso.
L’ospite purtroppo ha continuato a dimorare fra di noi in tutti questi mesi ed ancora oggi impedisce l’organizzazione di Riti che coinvolgano tante persone. Ieri, 5 luglio 2020, si sarebbe dovuta svolgere la Processione della Madonna delle Grazie di Marina di Cassano. La Madonna di primo mattino sarebbe dovuta salire dal borgo marinaro per raggiungere il centro del paese e poi continuare il percorso via mare. Il maledetto ospite anche in questo caso pensava di vincere, di lasciare un intero popolo triste e sconfitto orfano della sua Protettrice. Ma anche questa volta ha sottovalutato i carottesi e il loro amore per le Tradizioni secolari tramandate dai loro avi. In silenzio e senza clamore tutti gli abitanti del borgo marinaro si sono dati appuntamento in piena notte sui loro pescherecci, gozzi e cianciole. Gli anziani hanno estratto a sorte il nome del peschereccio che avrebbe avuto l’onore di trasportare la statua della Madonna e poi si sono recati in cappella e, prelevata la Sacra immagine, l’hanno caricata sull’imbarcazione e sono salpati. In testa il peschereccio con la Madonna delle Grazie ed a seguire tutte le altre barche, piccole e grandi. Su ognuna di esse decine di lumini e fiaccole a creare una processione di luce che prima ha toccato le coste metesi e poi quelle sorrentine. Un fiume di luce su un mare argentato che faceva da contraltare ad un cielo che sembrava condividere e partecipare a questa insolita ma suggestiva cerimonia, brillava in cielo una splendida luna piena affiancata da due astri lucentissimi, i pianeti Giove e Saturno, ad illuminare una notte magica che mai si era vissuta prima e che, crediamo, mai si vivrà in futuro. All’ora in cui la Processione sarebbe dovuta uscire il corteo faceva rientro in porto accolto dal suono a festa delle campane. Ancora una volta il popolo carottese aveva vinto, ancora una volta le Tradizioni avevano avuto la meglio sui contrattempi della cronaca.